"Goldstein conducted with a languorous but not languid grace…"
Opera Britannia - Nicola Lischi
“Alla guida dell’Orchestra del Teatro Massimo, Carlo Goldstein propone una interpretazione dinamica e vigorosa, scegliendo un andamento scorrevole ma mai affrettato, e una notevole cura delle sfumature. L’attenzione del direttore ai solisti e al coro garantisce un perfetto affiatamento di tutto il cast e un accompagnamento orchestrale appassionato e disinvolto. La sua direzione, colma di contrasti e dinamiche suggestive, culmina nel momento di grande spessore espressivo dell’apertura del terzo atto, fino a un finale altrettanto coinvolgente. Un grande successo anche per il Coro del Teatro Massimo guidato dal maestro Salvatore Punturo.“
“Erfreuliches kommt aus dem Graben. Das Volksopernorchester fühlt sich in der musikalischen Welt von Kurt Weill sichtlich wohl, trifft unter der Leitung des jungen italienischen Dirigenten Carlo Goldstein stets den passenden Ton zwischen derbem Aufbegehren und dem Aufblitzen verklärt poetischer Momente.”
"Finally, it is worth mentioning Maestro Carlo Goldstein. Without notes, he conducted skilfully through the evening and was visibly at home in Rossini's piece. He was able to skilfully work around the difficult acoustics of Volksoper, gave the singers space to show their skills and delivered Rossini at his best: buoyant, cheerful, with great finesse and depth without being heavy for even a second - grande bellezza! Bravo, bravissimo Maestro!”
"Un’immagine che Carlo Goldstein ha evocato con consapevole visione nel modo in cui ha cesellato le due pagine più note, la 'Novelletta' e il 'Notturno', frequenti nei programmi toscaniniani, immagine ulteriormente approfondita nella 'Canzone dei ricordi', come a sottolineare l’originalità in cui 'germanesimo' e 'italianità' si fondessero nella sua visione poetica del compositore. (…) La Remigio, applauditissima insieme a Goldstein, il quale con altrettanta sensibilità ha illuminato nella seconda parte lo schermo malipieriano con una precisa impaginatura…"
"In their latest concert at Bridgewater Hall, the BBC Philharmonic was conducted by Carlo Goldstein, presenting three unfamiliar works in what turned out to be a thoroughly satisfying and memorable evening... Goldstein brought out many telling details of the large orchestra creating a rich and varied sound picture, something that was going to be an even more significant feature of the second half of the concert. Goldstein managed to bring Les Préludes to a thrilling conclusion, without excessive pomposity... I don’t know whether he is a regular collaborator with this orchestra but the pairing seemed ideal. The orchestra played with verve and sensitivity and conveyed the beauty and value of an unknown symphony. One would never have guessed that they were performing unfamiliar repertoire."
"Non tutto è routine, tuttavia. Le felici sorprese arrivano già dal podio, saldamente in pugno a Carlo Goldstein. Che ami Cavalleria rusticana lo si intuisce sin dalle prime battute, in cui distilla le pagine descrittive della partitura: dilatando l’agogica, smussando gli angoli, alla ricerca di un suono sempre morbido, rotondo, levigato, di una lettura cautamente sinfonica, equilibrata, attenta alle suadenti curve melodiche del disegno orchestrale. È una scelta che si accentua soprattutto nell’arcaica lentezza rituale delle pagine corali, in cui ancora una volta s’impone il magni!co lavoro svolto da Ciro Visco, a capo di una compagine di solida compattezza, eppur capace di affondi carezzevoli («Gli aranci olezzano»), maschie e vigorose risposte («In mezzo al campo»), !no al germinare dell’Inno pasquale, che procede dalla vellutata vaporosità iniziale, quasi fosse profumo che si spande da un incensiere, sino alla bella potenza espressiva !nale. E tutto questo si raggruma in un Intermezzo che, opportunamente, serve per stemperare i toni, allontanando – e fors’anche desiderando dimenticare – l’urgenza dei fatti narrati."
"In buca un’orchestra meravigliosa, quella dei Pomeriggi Musicali (...), con solisti d’eccezione ed una sezione fiati, soprattutto i corni francesi, di una precisione assoluta nei suoni e di una cura meravigliosa dei colori. Un piacere assoluto ascoltarli, grazie anche ad un ottimo Carlo Goldstein, che li ha guidati dal podio con un gesto chiaro, sapendo trasmettere ogni più piccola intenzione con la facilità e la semplicità dei grandi."
"(...) un fiume di musica meravigliosa che ha trovato nel direttore Carlo Goldstein una guida raffinata e sicura (...) Sul podio dell’orchestra I Pomeriggi Musicali, Carlo Goldstein propende per una lettura incandescente ed elettrizzante, dal marcato gusto romantico e dal ritmo incalzante, effettuando alcuni tagli alla partitura ed eseguendo poco meno di tre ore di musica. Sin dall’Ouverture, il giovane maestro dosa con sapienza pennellate musicali delicate e opalescenti in alternanza con sonorità corrusche e pastose, maggiormente vibranti. Per esempio, il celeberrimo galopp della sinfonia iniziale è improntato a cadenze energiche e rapide, mentre atmosfere più distese e impalpabili si respirano nella gran scena di Matilde del secondo atto; i finali d’atto sono caratterizzati da appassionato vigore, con esclusione del bellissimo Finale quarto in Do maggiore 'Tutto cangia, il ciel s’abbella', contraddistinto da un clima celestiale e trasfigurante di ampio respiro, in sintonia con il messaggio di speranza per il futuro insito nelle parole del testo. Infine, l’agogica dei tempi è calibrata con intelligenza, in modo da cesellare e sbalzare con nitidezza la musica del 'Cigno di Pesaro' e, al contempo, assecondare i solisti in palco."
"Carlo Goldstein schöpfte aus dem Farbenreichtum der Staatskapelle Dresden.
Vor zwei Jahren war Carlo Goldstein bei den Internationalen Schostakowitsch-Tagen Gohrisch gewesen, jetzt debütierte der Italiener beim 3. Aufführungsabend der Staatskapelle Dresden in der Semperoper.
Musik des 20. oder 21. Jahrhunderts ist oft ein „Einstieg“ für junge Dirigenten, mit Arnold Schönbergs Kammersinfonie E-Dur lag auch ein solches Werk auf den Pulten. Doch mit Webers Fagottkonzert und Mendelssohns „Schottischer Sinfonie“ zeigte sich Carlo Goldstein ebenso klassisch und romantisch.
Schönbergs feingliedriges opus 9 kommt einer lebhaften Diskussion nahe.
Zu diesem Miteinander passte, dass der Dirigent die Bühne gemeinsam mit den Orchestermusikern betrat. Luftig, leicht gestaltete er die Sinfonie, mit feinen Schattierungen. Schönberg hat sie in einem Satz geschrieben, die Abschnitte aber auf klassische Formen bezogen. In Wirkung und Aussage ergab sich daraus ein vom ständigen Austausch lebendes Kaleidoskop. Ein freundlicher, musikalischer Diskurs, Episoden von melodischem Charme, Passagen der Verdichtung und ungeheurer Intensität. Zwar werden die meist einfach besetzten und äußerst flexiblen Stimmen erst im Finale zu einem Gleichklang gebündelt, Carlo Goldstein gelang es jedoch, die Bezüge während des ganzen Werkes eng zu knüpfen, ohne dass diese Dichte den Klang erdrückt hätte oder ausufern ließ.
Gut 100 Jahre vor Schönbergs in Wien entstandener Kammersinfonie schrieb Carl Maria von Weber in München das Fagottkonzert F-Dur, das mit Philipp Zeller, Solofagottist der Staatskapelle, aufgeführt wurde. Das Werk verbindet virtuosen Anspruch mit Wohlklang, weshalb es eines der bekannteren Gattungsbeiträge ist und unter den Konzerten Webers heraussticht, das zeigte auch Philipp Zeller: Zwar gibt es zahlreiche Läufe und Sprünge, und vor allem der Schlusssatz bietet reichlich Momente zu brillieren, doch herausgestellte Virtuosität allein beeindruckt eben nicht. Der musikalische Wert entsteht, wenn melodischer Gehalt und die gestalterische Finesse stimmen. Das betrifft den Solisten ebenso wie die Abstimmung mit dem und im Orchester. Und die war und blieb vorzüglich! Das im Gegensatz zu Schönberg deutlich gewachsene Orchester behielt die Fähigkeit zur Feinheit, zur Luzidität der Stimmen.
Noch einmal schuf Carlo Goldstein aus den ihm zur Verfügung stehenden Klangfarben Bilder, die an den weiten Bogen eines Meerblicks an der schottischen Küste erinnern. Obwohl Mendelssohns „Schottische“ keine „Programmmusik“ ist, evozierte sie derartige Assoziationen von Wellentosen, aufziehendem Sturm und Aufhellung fast zwangsläufig. Mit bündig aneinandergeschlossenen Sätzen formte der Dirigent jede Phrase aus, so dass auch bei zügigen Tempi keine Übereilung aufkam – ein musikalischer Fluss, der ohne „Klangverluste“ mitriss. Da das ganz offensichtlich nicht nur für die Zuhörer erfrischend war, blieb das Orchester auch einmal sitzen und überließ den Applaus dem Dirigenten."
"La generosa dose di musica e dialoghi in francese non è solo una curiosità d'ascolto. Fa capire l'anima drammatica vera in debito con le logiche teatrali della contemporanea opéra-comique e non dei verismi che verranno; e rende ad esempio ancor più vertiginoso l'ultimo atto che di parlati non ne ha. (...) Ma il reintegro della partitura sarebbe stato pura ricostruzione editoriale, se Carlo Goldstein non avesse scelto una strada interpretativa non meno coerente e sofisticata. Giovandosi dell'orchestra leggera in buca, ha misurato sonorità e levità, scelte di tempi e di pesi strumentali, articolazione e incisiva nitidezza di concertazione dando plausibilità estrosa e rivelatrice allo stile drammatico unico di Carmen, che può essere compreso a fondo solo dando rilievo ai contrasti caratteristici del genere francese. Sottigliezza e ironia, nonostante i tempi mai frettolosi, alternati ai "strappi" tragici (l'intera tinta stesa sul atto III) e scorrerie esotiche gitane in chiave drammaturgia non turistica."
"Dirige Carlo Goldstein alla testa dell'orchestra 'I Pomeriggi Musicali': è una lettura che mette in risalto le opposizioni. Lascia trasparire i colori. Li potenzia e li moltiplica. Già il Preludio è un avvicendamento fantasmagorico di luci. I tempi sono serrati, il ritmo è incalzante. È un incedere veloce che si mantiene tale nel corso degli atti. Ma è anche uno slancio che sa arrestarsi quando la situazione lo richiede. Allora i tempi si distendono e la melodia si apre ad oasi di infinito pathos o di intenso lirismo."
"Inappuntabile tecnicamente la direzione di Carlo Goldstein, che consente all’orchestra dei Pomeriggi Musicali di Milano di portare a termine una delle sue migliori prove... Della concertazione di Goldstein giovano gli stessi momenti sottolineati dalla regia: il quintetto del secondo atto e tutto il terzo, dove la linea musicale e il fraseggio risultano ampiamente soddisfacenti e appaganti."
"Brillante e solare la direzione di Carlo Goldstein e ottimi anche gli interventi del coro di Operalombardia..."
"La direzione musicale è stata affidata alla giovane bacchetta di Carlo Goldstein che ha impresso una lettura energica e interessante alla partitura (Goldstein aveva già diretto altre volte negli ultimi anni il capolavoro di Bizet, tra cui nel 2011 alla Fenice di Venezia) scegliendo per questa occasione una delle versioni delle meno note al pubblico, ossia la prima del 1875 con dialoghi in francese e qualche breve numero in più rispetto alla versione più nota. La prova del maestro triestino ha rappresentato sicuramente l’elemento di maggior interesse di questa produzione lombarda: sia per la lettura musicale che per l’attenzione prestata ai cantanti sul palcoscenico."
"Carlo Goldstein torna sul podio del Ponchielli dopo la brillante conduzione della scorsa Turandot per riconfermare e migliorare le impressioni destate con la precedente direzione. Lo scoppio di energia vitale che dà il via al preludio si diffonde per la non vasta sala del Ponchielli con una mirabile calibrazione del suono; nessuno schianto tellurico perciò, quanto piuttosto un’attenzione certosina alle dinamiche e all’uniformità delle timbriche. Man mano che la direzione si addentra nelle pieghe della partitura, il lavoro di recupero svolto nella fase preparatoria si delinea con chiarezza. Sono difatti lontane le letture fin de siècle così come i turgori sinfonici proiettati nel Novecento, mentre si intende restituire una dimensione più contenuta e discorsiva, fatta di piani sonori di spessori diversi e mutevoli che si intrecciano fra loro senza soluzione di continuità. Goldstein ristabilisce in questo modo un 'buon senso' della misura, riportando il capolavoro di Bizet entro i suoi confini originari di opéra-comique. Se il direttore conosce il fatto suo, il concertatore non gli è da meno: con gli occhi incollati al palco e con un gesto limpido ed espressivo, tiene in pugno l’intero apparato, sostenendo coro e solisti con equilibrio pressoché irreprensibile. Si diceva del coro, anzi dei cori. Splendida la resa di quello di OperaLombardia (con una menzione d’onore alla compagine dei soprani), preparato da Diego Maccagnola, e non meno che perfette le voci bianche del Mousikè – Smim Vida di Cremona, istruite da Raul Dominguez. L’apertura del quarto quadro, vibrante e caleidosopica, scocca davvero scintille."
"Felice inaugurazione di stagione, al Teatro Grande di Brescia, con una Turandot diretta sapientemente da Carlo Goldstein in perfetta sintonia con le atmosfere simboliche e fiabesche dello spettacolo firmato da Giuseppe Frigeni.
Se lo spettacolo può dirsi riuscito molto del merito va all'ottima bacchetta del m° Carlo Goldstein, il quale affronta la scrittura con tecnica inappuntabile, sia nel controllo dei professori d'orchestra, sia nel rapporto fra buca e palcoscenico, quasi respirando assieme agli interpreti sul palcoscenico. A questo va ad aggiungersi un'interpretazione originale e perfettamente in linea con l'idea registica. Molte scelte di fraseggio e dinamiche abbandonano una pura spettacolarità, ma puntano su un'estrema teatralità. Non si avverte un suono marziale, ma un'eccellente solennità liturgica. Da notare come ogni frase musicale ribattuta non sia mai uguale a se stessa, ma muti d'intensità palesando il richiamo alla prima esposizione, ma evidenziando altresì il crescendo emotivo. (…) Tutte le strette conclusive degli atti sono trascinanti per un'intensità mai chiassosa, né soverchiante, ma perfettamente equilibrata, in ossequio all'emotività teatrale della fiaba. Persino il brutto finale di Franco Alfano acquisisce pienezza di significati."
"Ai nastri di partenza, al Teatro Grande di Brescia, Turandot il capolavoro incompiuto di Giacomo Puccini, qui rappresentato col consolidato 'finale Alfano' nel taglio imposto da Arturo Toscanini.
(…) Ha incontrato sin dalla 'prima' un franco successo di pubblico accorso numeroso alla serata di 'gala' esibendo tutti gli splendori della dorata provincia italiana (…). Merito, sicuramente, della autorevole bacchetta di Carlo Goldstein che ha compiuto la prodezza di dirigere l’opera a memoria, senza l’ausilio dello spartito, con slancio notevolissimo. (…) Non si può che plaudire con entusiasmo alla lettura fortemente teatrale e, nel contempo, attenta alle voci, sempre nella cura di non sovrastarle. Belle anche le agogiche che, puntando all’aspetto favolistico della vicenda, sono parse sempre centrate e motivate dall‘esigenza drammaturgica."
"Appassionata ed elegante la direzione di Carlo Goldstein, in buca con l’Orchestra de I Pomeriggi Musicali, in costante ricerca di equilibrio fra gli elementi di intimistica malinconia e quelli di passionale voluttà presenti nella partitura: il suono è pieno e rotondo, l’accordo con il palcoscenico perfetto."
"… il M° Carlo Goldstein, giovane direttore alla guida dell’Orchestra 'I Pomeriggi Musicali' e in questa occasione dell’ottimo Coro del Circuito Lirico Lombardo, ha valorizzato la partitura nella sua valenza sinfonica approfondendo in senso musicale le numerose ripetizioni dei temi che ricorrono nell’opera. Alla fine delle ampie arcate musicali di ognuno dei quattro atti, il successo è stato pieno e reiterato per tutti ed il riscontro entusiasta del pubblico ha giustamente esaltato uno spettacolo musicale di altissimo livello."
"La serietà dell’approccio musicale del M° Goldstein e la nobile lettura scenica di Ivan Stefanutti sono lì, di fronte a tutti... La direzione dunque è sobria, delicata senza essere vaga, incisiva quando serve, senza essere mai opprimente. Nei fortissimo il maestro sa di avere due voci, la Masiero e Villari, che non temono l’intensità; nei momenti di elegia dimostra di conoscere modi e tempi del romanticismo, come ad esempio nell’apertura sinfonica del IV atto. Insomma, un Goldstein che mostra una cifra già consapevole…"
"La vera sorpresa della serata è stata a nostro parere la direzione di Carlo Goldstein, appassionata e precisa. Si è percepito il lavoro di concertazione fatto con i cantanti e con l’ottima Orchestra dei Pomeriggi Musicali, e abbiamo apprezzato le pennellate di colori durante tutta l’opera, frutto di una lettura volta ad esaltare il sentimentalismo lirico e il melodismo evocativo della scrittura di Cilea."
"Il giovane direttore guida l’Orchestra 'I Pomeriggi Musicali' con sicurezza, estrapolandone sonorità sempre interessanti che vanno a valorizzare l’originale partitura di Cilea nella sua raffinata varietà melodica, dagli slanci taglienti alle pagine più melanconiche. Goldstein sembra tendenzialmente calcare la mano più sull’impeto passionale che sulle sfumature liriche, ma non mancano momenti di eccezionale pathos intimistico come l’intermezzo sinfonico che apre il quarto e ultimo atto. Ne risulta una lettura equilibrata nella sua eterogeneità, florida ed elegante…"
"Young outstanding conductor Carlo Goldstein knows the score very well, obtaining tragicity and interesting colours. His narrative pace is always evident and pressing, he finds interesting lyrical moments, beautiful instrumental introductions to the acts; he always shows that he has an interesting general view of the score without falling into many small sketches, an easy and dangerous mistake in Carmen. The conductor follows the singers on stage very well, and was very warmly applauded at the end."
"…ne risulta in questa prima recita pisana una splendida amalgama fra il direttore Carlo Goldstein e l’Orchestra della Toscana. Il direttore d’orchestra, fra i più acclamati nell’applausometro finale, convince senza se e senza ma. Dal piglio deciso, rivolge lo sguardo ora a questo, ora a quello strumentista, o cantante. Incalza, incoraggia, sorride, si corruccia, accarezza con lo sguardo tutti i suoi esecutori e dirige dall’inizio alla fine senza partitura."